Le proposte del Libro Bianco per la sanità del futuro
Digitalizzazione dei dati, strumenti di condivisione e politiche del personale
Tra le trenta importanti proposte contenute nel “Libro Bianco” della sanità di Planning e Cergas-SDA Bocconi, due in particolare hanno richiamato la nostra attenzione: lo sviluppo delle cartelle cliniche elettroniche e del FSE, con particolare attenzione ai temi della interoperabilità (sintattica, semantica e di processo), e la digitalizzazione dei dati clinici, con le osservazioni sulla incompletezza e passività attuale del FSE.
Un déjà vu, per chi opera nel settore dei servizi digitali per la Sanità. Ricordate IBSE? L’Infrastruttura di Base per la Sanità Elettronica, di cui si parlava molti anni fa, collegata ai progetti del CNIPA sul Sistema Pubblico di Cooperazione (SPCoop).
Troviamo in archivio un documento del Ministero della Salute del 2005 (16 anni fa!) sulla “Politica per la Sanità Elettronica” dove si definivano obiettivi su: standard comuni di interoperabilità per i messaggi e gli EHR (entro il 2006); standard nei servizi eHealth clinici e amministrativi per finalità di prevenzione (entro 2009); supporto ai servizi on line relativi a teleconsulto, prescrizioni, referti, telemonitoraggio e telepatologia (entro il 2008). Naturalmente, già si evidenziavano esigenze di supporto per le reti delle cure primarie, aggiungendo il tema della integrazione tra servizi sanitari e sociali.
Il confronto con il PNRR
Confrontando questi obiettivi con quanto presentato nella Missione 6 del PNRR si osservano numerosi punti in comune: la continuità dell’assistenza (ora generalizzata in “prossimità”), la telemedicina, la digitalizzazione e interoperabilità dei servizi, col focus sulla gestione dei dati, secondo significati e formati condivisi.
Dunque, ora siamo nel 2021, quasi 2022 (17 anni dopo), e sarebbe troppo facile e semplicistico ironizzare su questi documenti “archeologici”. Alcuni risultati sono stati ottenuti (es. identificazione del cittadino, diffusione di standard di cooperazione applicativa) anche se il sistema dei servizi è ancora molto frammentato in termini di raccolta e interoperabilità dei dati (es. gli FSE a livello regionale) e, soprattutto, fortemente disarticolato tra ambito sociale e sanitario.
Partiamo dalla cooperazione dei servizi
A questo si aggiunge la necessità pratica di far cooperare i servizi dal punto di vista strettamente operativo, coordinando azioni e condividendo contenuti di dettaglio, non necessariamente o solamente correlati alla valorizzazione del FSE. Forse, tra molti fattori ostativi e inerzie di vario genere, la visione top-down, unica sinora perseguita, ha contribuito a produrre le difficoltà che abbiamo vissuto sulla digitalizzazione dei servizi del SSN, cui ora il PNRR vorrebbe porre rimedio.
Partire anche dal basso, dai servizi, dalla cooperazione dei processi di cura e assistenza, potrebbe essere una risposta. Un approccio bottom-up basato su standard disponibili e solidi strumenti di condivisione e certificazione dei dati potrebbe, a nostro avviso, rispondere alla necessità di portare valore effettivo alle persone attraverso la produzione di dataset coerenti e affidabili, muovendosi nel contempo verso l’alto, con la definizione di schemi generalizzati e condivisi.
Risorse umane, tra sistemi formativi e bisogni delle persone
La riflessione sulla prospettiva top-down/bottom-up si può estendere anche alle altre proposte contenute nel Libro Bianco. In particolare ci riferiamo a quella relativa alle “Politiche del personale: gli ambiti prioritari di intervento”, che si articola nei temi della competenza, della flessibilità delle modalità di reclutamento e impiego e nella gestione e sviluppo del capitale professionale. Qui, le due logiche (dall’alto-dal basso), si intersecano.
Da una parte vi è la necessità dei sistemi formativi e organizzativi di prevedere politiche di management delle risorse umane, dal reclutamento fino al termine del percorso professionale, che siano adeguate ai nuovi bisogni di sostenibilità e flessibilità.
Dall’altra, vi sono i bisogni delle persone che “abitano le organizzazioni” che rimangono sempre più a lungo nei sistemi e che richiedono una “manutenzione” diversa e articolata delle competenze e della motivazione. Questo, in tutti gli ambiti di esercizio professionale: della clinica, della ricerca e manageriale.
La sfida che abbiamo davanti è quella di riuscire ad ascoltare queste due voci e traiettorie e unirle in progetti e programmi che riescano davvero a tenere conto delle istanze di sviluppo delle persone e delle istituzioni e organizzazioni.
A cura di Giampaolo Armellin, Responsabile Ricerca e Innovazione CBA, e Annalisa Pennini, Responsabile Formazione CBA